Coalition for Better Ads: cos’è e perché i suoi standard sono importanti

Un sito non è nulla senza i suoi lettori. Per questo, nella costruzione della sua property online, un editore deve sempre tenere a mente l’aspetto della user experience, garantendo sempre un’esperienza di navigazione piacevole e positiva ai propri utenti. Questo, naturalmente, vale anche da un punto di vista pubblicitario: se è vero che gli annunci sono fondamentali per garantire ricavi agli editori, pure essi non devono infastidire il lettore. Ma come fare a trovare la giusta via di mezzo? Un paio di anni fa ci ha pensato la Coalition for Better Ads, individuando i formati pubblicitari considerati “accettabili” dagli utenti. In questo post vedremo cosa sono gli standard della Coalition for Better Ads, analizzando anche l’utilizzo che ne ha fatto Google Chrome per il suo ad blocker.


Indice


 

Cos’è la Coalition for Better Ads

Un paio di anni fa una delle questioni più scottanti che il mercato della pubblicità digitale si trovava ad affrontare era quello degli ad blocker. Erano tantissimi infatti gli utenti che, stanchi di essere interrotti durante la navigazione di un sito da annunci pubblicitari sempre più numerosi e invadenti, decidevano di installare sui propri browser dei filtri anti-pubblicità. Con conseguenze dirette per gli editori, che vedevano diminuire le loro entrate pubblicitarie.

Per porre un freno a questo fenomeno, e promuovere un ecosistema digitale più rispettoso dell’utente, nel 2016 è nata la Coalition for Better Ads, un’organizzazione indipendente di editori, aziende e piattaforme tecnologiche – tra cui IAB, Google, P&G, Unilever, Facebook e Microsoft – con l’obiettivo di individuare i formati pubblicitari considerati più accettabili dagli utenti stessi.

Gli Standard della Coalition for Better Ads

All’inizio del 2017, la Coalition ha coinvolto in un sondaggio 25 mila consumatori, chiedendo loro un parere su 104 formati desktop e mobile web. In base alle loro risposte ha identificato degli standard di “accettabilità” degli annunci pubblicitari e individuato 4 tipi di annunci desktop ed 8 mobile considerati particolarmente invasivi e, quindi, da evitare.

Ecco quali sono:

Desktop

 

 

 

 

 

 

Mobile

Il progetto della Coalition è poi andato avanti, con l’avvio, all’inizio del 2018, di un Better Ads Experience Program, un programma che certifica gli editori che dichiarano di non utilizzare i formati invasivi individuati dall’associazione.

I membri della Coalition sono davvero tanti e questo ha portato a una prima abbastanza diffusa adozione dei suoi standard. Ma c’è stato un successivo avvenimento che ha fatto aumentare sensibilmente l’impiego di questi riferimenti. Ed è stata l’entrata in campo di Google.

I Better Ads Standard e l’ad blocker di Google Chrome

Membro della Coalition for Better Ads, Google ha preso sul serio gli standard dell’organizzazione, decidendo di bloccare sul proprio browser Chrome l’erogazione dei formati che non li rispettavano. Dal 15 febbraio 2018, se un editore possiede sul suo sito uno o più degli annunci catalogati come “invasivi” dalla Coalition – quelli che abbiamo visto sopra – tali formati su Chrome risulteranno non visibili agli utenti.

I siti vengono valutati da Google attraverso un esame di un campione di pagine. In base al numero di violazioni ai Better Ads Standard riscontrate, al sito viene dato lo status di “Superato”, “Avviso” o “Non superato”. Il responso dell’esame è accessibile all’editore attraverso l’API Ad Experience Reportl’Ad Experience Report presente nella Console Search di Google, da cui tra l’altro è possibile richiedere una nuova revisione una volta modificati i formati “critici”.

Qui una spiegazione completa di come funziona l’ad blocker di Chrome.

Perché gli standard della Coalition for Better Ads sono importanti

Ci sono vari motivi per cui è importante rispettare gli standard della Coalition for Better Ads. Rischiare che i propri annunci non vengano erogati su Chrome è sicuramente uno di essi, e non è da sottovalutare visto che attualmente il browser di Google è utilizzato dal 58% degli utenti a livello mondiale (StatCounter, maggio 2018). Ma non è il solo motivo. Avere sui propri siti dei formati rispettosi dell’esperienza dell’utente è fondamentale per aumentare la fiducia del pubblico nei confronti sia dell’editore, che dell’ecosistema pubblicitario in genere. L’utente, infatti, se non gradisce l’esperienza che sta avendo su un sito, magari perché è interrotto continuamente da annunci pop-up che coprono i contenuti o da video che partono automaticamente con audio acceso, può abbandonare la pagina o, peggio ancora, decidere di installare un ad blocker. Con conseguenze in entrambi i casi negative per l’editore. Ottimizzare le property ospitando esclusivamente formati “user-friendly”, invece, può contribuire a rendere l’esperienza pubblicitaria stessa più gradevole per l’utente, e catturare la sua attenzione in maniera positiva.

In qualità di Google partner, Clickio rispetta gli standard della Coalition for Better Ads e tutti i suoi formati sono conformi ai parametri di riferimento del mercato. Dai un’occhiata alla nostra pagina dei prodotti per scoprire le di soluzioni pubblicitarie che offriamo.

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