Google passa al TCF v2.0 di IAB. Cosa cambia per gli editori?

Google ha annunciato di essere passata, a partire dal 15 agosto 2020, al Transparency & Consent Framework (TCF) v2.0 di IAB Europe, conformando le sue soluzioni pubblicitarie alle specifiche di questo protocollo per la data privacy. Si tratta di un’importante novità nel mondo della pubblicità digitale. In questo blog post vedremo quali sono le sue conseguenze e cosa cambia in particolare per gli editori.


Indice


Cos’è il TCF v2.0 di IAB

A seguito dell’entrata in vigore, il 25 maggio 2018, del GDPR, un insieme di regole volte ad armonizzare e rafforzare la protezione dei dati per gli utenti all’interno dell’Unione Europea, IAB Europe ha creato uno strumento, chiamato “Transparency and Consent Framework”, che rappresenta uno standard di riferimento per la raccolta delle autorizzazioni degli utenti e la loro condivisione tra i vari attori della filiera. Nello specifico, attraverso il framework è possibile comunicare agli utenti quali dati sono stati raccolti su di loro, come il sito e i suoi vendor intendono utilizzarli e quali vendor li useranno. Per ognuna di queste voci, il sito potrà ottenere l’autorizzazione o il rifiuto, e tale decisione degli utenti sarà poi condivisibile con gli altri attori dell’ecosistema pubblicitario. A partire dal 15 agosto 2020, è in vigore una versione aggiornata del Framework, chiamata TCF v2.0, che comporta una serie di arricchimenti rispetto all’edizione precedente, come la possibilità per i consumatori di autorizzare o negare il loro consenso alla raccolta e trattamento dei dati, ed anche di esercitare il “diritto di obiezione” all’utilizzo di tali informazioni personali.

Puoi trovare maggiori informazioni su cos’è il Transparency and Consent Framework v2.0 e perché è importante per il GDPR in questo blog post dedicato.

Google passa al TCF v2.0 di IAB. Cosa significa?

Dopo aver partecipato, insieme a IAB, al tavolo di lavoro per la realizzazione del TCF v2.0, Google ha deciso di adottare essa stessa il nuovo framework. Ha quindi avviato un processo di integrazione agli standard di IAB, che sarà applicato alla pubblicità erogata tramite i suoi strumenti sulle inventory degli editori. Cosa significa questo? Lo spiega la stessa Google: “Inizieremo a leggere e passare la stringa di codice di Transparency and Consent (TC) per tutte le richieste pubblicitarie”, verificando che tale stringa sia conforme agli standard del TCF v2.0.

Cosa cambia per gli editori?

Questa integrazione è operativa sugli spazi pubblicitari degli editori che utilizzano Google per la monetizzazione dei loro siti e app, e dunque presuppone alcuni accorgimenti perché le stringhe siano realmente conformi allo standard IAB. Come per tutte le transizioni, è opportuno che gli editori facciano una serie di controlli sulle loro modalità di raccolta dei consensi all’uso dei dati. E in questo, Google viene in loro aiuto.

A partire dal 15 agosto 2020, infatti, Google offre ai suoi editori partner un cosiddetto “periodo di grazia” di 90 giorni, durante il quale gli editori potranno assicurarsi che l’implementazione del TCF v2.0 stia avvenendo correttamente ed eventualmente apportare le dovute modifiche per rendersi conformi ai nuovi standard.

Come funziona il “periodo di grazia” di Google

Ecco come funziona il “periodo di grazia” di Google. Innanzitutto Google notificherà gli editori di eventuali errori sulla stringa TC associata ai loro siti e app, inviando loro un report delle criticità rilevate negli ultimi 7 giorni. Gli editori poi avranno a disposizione 90 giorni (il cosiddetto “periodo di grazia”) per effettuare le necessarie correzioni. Tali periodi di grazia potranno essere differenti in base alla tipologia di errore rilevato.

Google classifica così i periodi di grazia:

  • Periodo di grazia 0: quando viene riscontrata una cattiva configurazione delle piattaforme di gestione dei consensi (CMP) o la stringa TC inviata non è valida;
  • Periodo di grazia 1: in presenza di significative mancanze nella stringa TC;
  • Periodo di grazia 2: quando gli editori si sono integrati al TCF v2.0 prima dell’inclusione di Google all’interno della lista dei vendor conformi. In questo caso viene richiesto agli editori di riottenere il consenso degli utenti;
  • Periodo di grazia 3: nel caso di stringhe TC che includano scopi di uso dei dati non precisati;
  • Periodo di grazia 4: nel caso di utenti che abbiano attivato la “funzionalità speciale 2”.

Per ciascuno di essi, sono richieste azioni specifiche. In questa nostra guida puoi trovare maggiori informazioni sui possibili errori e sul modo migliore per risolverli.

Il giusto supporto

Naturalmente, in questa circostanza diventa fondamentale per gli editori avere il giusto supporto, e soluzioni che permettano di essere pienamente conformi al GDPR in modo semplice e flessibile. Clickio è stato uno dei primi partner ad offrire uno strumento di gestione dei consensi, il Clickio Consent Tool, capace di raccogliere e gestire i consensi degli utenti in maniera facile e veloce e totalmente conforme al framework IAB. Clickio infatti è ufficialmente registrata tra i Consent Management Provider di IAB, ed è tra le prime CMP a superare tutti i controlli di conformità per il Transparency and Consent Framework (TCF) v2.0.

Se vuoi avere maggiori informazioni sul Clickio Consent Tool dai un’occhiata a questo sito o contattaci.

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